L’instaurarsi di un rapporto obbligatorio tra due soggetti comporta il nascere di due situazioni giuridiche, una di credito e l’altra di debito. La legge tutela entrambi i soggetti del rapporto obbligatorio.
Il titolo esecutivo è un documento che consente, unitamente al precetto, di dare impulso alla procedura esecutiva (esecuzione forzata).
Il titolo esecutivo può avere natura giudiziale oppure stragiudiziale ma il documento che incarna il titolo avrà quale contenuto un diritto di credito.
Il titolo esecutivo giudiziale per eccellenza è la sentenza di condanna, altri titoli esecutivi giudiziali sono il decreto ingiuntivo, l’ordinanza di convalida di sfratto e gli altri indicati dal secondo comma dell’articolo 474 del codice di procedura civile.

L’articolo 474 del codice di procedura civile stabilisce che l’esecuzione forzata può iniziare solo in virtù di un  titolo esecutivo che abbia ad oggetto un diritto certo (la certezza è data dal titolo stesso, in quanto contiene il diritto di credito la cui esistenza è stata accertata con la sentenza o con il decreto) liquido (il credito deve avere un ammontare determinato o determinabile)  ed esigibile (il credito non deve essere sottoposto a termine o a condizione, il creditore può pretendere immediatamente l’adempimento).
Titoli esecutivi stragiudiziali sono quelli che si formano al di fuori di un processo, e sono la cambiale e gli altri titoli di credito, le scritture private autenticate limitatamente all’obbligazione pecuniaria in esse contenute, gli atti ricevuti dal notaio o da altro pubblico ufficiale autorizzato dalla legge.
Il creditore può avviare la procedura esecutiva dopo che il titolo sia stato munito di formula esecutiva, cioè quando il cancelliere o il notaio o altro pubblico ufficiale appone sul titolo tale formula : “Repubblica Italiana-In nome della legge”.

Quando il titolo esecutivo è un titolo di credito o una scrittura privata autenticata non occorre l’apposizione della formula esecutiva perché il creditore è già in possesso del titolo originale.